L’estate 2022, nella maggior parte delle regioni italiane, si è presentata con un quadro meteo-climatico caratterizzato dall’estrema carenza di piogge. Il caldo estremo, l’alta pressione persistente e l’assenza di precipitazioni destano più di qualche preoccupazione a livello di massimi sistemi, ma è comunque legittimo chiedersi, nell’ambito degli appassionati di micologia e dei raccoglitori, che ne sarà delle raccolte estive (è notorio infatti il legame tra pioggia e funghi).

Occorre a questo punto ragionare su due livelli: le condizioni particolari di una stagione o di un’annata particolarmente siccitosa (il 2022 si candida a rappresentare un discreto record, probabilmente il peggiore da 70 anni), e la tendenza generale innescata dal ben noto cambiamento climatico globale.

Certamente per alcune specie, ad esempio il tartufo bianco pregiato, le piogge estive sono determinanti nel lungo termine (ad un luglio poco piovoso corrisponderà un autunno “scarso”, e viceversa), mentre per porcini & C. il rapporto, almeno su scala temporale, sembra essere più diretto nonostante alcuni studi suggeriscano come, in casi estremi, condizioni particolarmente “ostili” possano generare ricadute negative anche per l’anno successivo. D’altra parte, la maggioranza delle specie più ricercate (porcini, ovuli, russule etc) sono strettamente legati alle condizioni degli alberi “ospite”, ed è evidente che lo stress idrico della foresta non può che ripercuotersi sulle riserve accumulate dal micelio.

Alcuni studi, a livello europeo, hanno tentato di definire il legame tra siccità/piovosità e “produzione” di funghi spontanei di particolare interesse, e i risultati si sono dimostrati senza dubbio interessanti: ad esempio, nelle foreste balcaniche è emerso che in anni caratterizzati dall’estate siccitosa ma da un buon autunno, i quantitativi tendono a “recuperare” in corsa riallineandosi alla media degli anni normali, in pratica “concentrando” la produzione in un periodo più breve. In anni particolarmente torridi, tuttavia, si osserva una risposta importante in molte specie fungine, generalmente in termini di raccolte scarse ma con importanti differenze: molti funghi simbionti autunnali (porcini, lattari, etc) tendono a fruttificare più tardi, ad esempio, e la loro stagione risulta generalmente più “compressa” rispetto ai funghi saprotrofi; i primaverili (es. le spugnole) tendono invece ad anticipare il periodo di crescita. Certamente è difficile individuare una regola generale perché i funghi reagiscono in modo differente in funzione della loro ecologia.

Ragionando invece di tendenze nel medio termine, legate ai cambiamenti strutturali del contesto climatico globale, negli ambienti alpini il trend generale sembra indicare un progressivo incremento nelle quantità di funghi raccolti, nella varietà di specie e nei giorni “utili”; nei boschi mediterranei, al contrario, assistiamo ad un relativo calo degli esemplari raccolti, che però sono mediamente… più grandi. Un elemento generale particolarmente evidente sembra essere lo spostamento in avanti della stagione di raccolta (fino a 12 giorni di “ritardo” rispetto alle medie di 30 anni fa).

In ogni caso, funghi a parte, auguriamoci che qualche nuvola benevola riporti un minimo di piogge sulle nostre assetate foreste.

Nella foto il “re” dei funghi estivi, Boletus aestivalis, tipicamente screpolati a causa del clima secco.
(Foto Daria Victorini)