C’era una volta, in una terra lontana chiamata Micandria, un bosco incantato che si estendeva oltre l’orizzonte, dove la luce del sole danzava tra le foglie e le ombre raccontavano storie antiche. In quel luogo vivevano strane creature e piante che non si trovavano altrove, e tra loro si parlava di un dono raro e prezioso: il Quercetto. Non era un fungo qualunque, ma un essere vivente unico, nato dall’unione delle radici di Madre Quercia, l’albero più saggio del bosco, e la polvere luminosa delle Stelle Cadenti che una volta all’anno visitavano la terra.

Secondo la leggenda, il Quercetto cresceva solo dove il cuore del bosco era puro e intatto. La sua presenza illuminava la terra attorno, e si diceva che avesse il potere di guarire non solo il corpo, ma anche l’anima, portando felicità a chiunque lo trovasse.

Un giorno, una giovane apprendista guaritrice di nome Claudia giunse a Micandria. Portava con sé un bastone intagliato e un cuore pieno di speranza. Claudia era conosciuta per la sua capacità di aiutare gli altri con le erbe e i rimedi che imparava a preparare, ma il suo villaggio soffriva di una malattia misteriosa, e nessuno dei rimedi tradizionali sembrava in grado di porvi rimedio. Aveva sentito parlare del Quercetto da un vecchio mercante, e il
suo cuore le diceva che quello fosse l’unico rimedio.
Claudia si inoltrò nel bosco, seguendo il richiamo delle creature magiche che abitavano quei luoghi. Ogni passo era una scoperta: muschi che brillavano come smeraldi, fiori che cantavano al vento, e funghi che si accendevano al buio come piccole lanterne. Mentre avanzava, il bosco sembrava metterla alla prova. Un fiume le sbarrò il cammino, e Claudia aiutò un castoro a costruire una diga per poterlo attraversare. Un’antica volpe le chiese di curare la sua coda ferita, e lei condivise con l’animale le sue erbe più preziose. Ogni gesto gentile sembrava sbloccare un nuovo sentiero, finché, una notte, sotto la luce della luna piena, Claudia si trovò di fronte a Madre Quercia.
L’albero era immenso, con radici che si intrecciavano come un grande tappeto, e il tronco così largo che sembrava un palazzo naturale. Tra le sue radici brillava una piccola luce dorata. Claudia si avvicinò con il cuore che batteva forte. La luce si trasformò in una figura minuscola, eterea, simile a un essere fatto di polvere di stelle: era lo Spirito del Bosco.
«Sei venuta per il Quercetto?» chiese con una voce che sembrava il sussurro delle foglie al vento. Claudia annuì. «Il mio villaggio soffre, e il Quercetto è la loro unica speranza.» Lo Spirito osservò Claudia con occhi brillanti come gocce di rugiada. «Non tutti possono ricevere questo dono. Il Quercetto è più di un rimedio: è un simbolo di condivisione. Solo chi comprende che la vera forza sta nel dare agli altri potrà custodirlo.»
Claudia si inginocchiò. «Non desidero il Quercetto per me. Voglio solo che la sua magia porti vita e speranza a chi ne ha bisogno.»
Lo Spirito sorrise, e Madre Quercia sembrò muoversi, come se un respiro antico attraversasse il bosco. Dalla base dell’albero emerse il Quercetto: il suo cappello era dorato, con riflessi d’argento, e un profumo dolce e legnoso riempiva l’aria. Claudia lo prese con delicatezza, sentendo un calore diffondersi nelle sue mani. «Portalo al tuo villaggio,» disse lo Spirito. «Ma ricorda: il Quercetto cresce solo se il cuore di chi lo coltiva è puro. Condividilo e non lasciarlo mai appassire nell’egoismo.» Claudia tornò al villaggio e piantò una spora del Quercetto nel terreno più fertile. Ogni giorno, si prendeva cura del fungo con amore, e presto un intero campo di Quercetto iniziò a crescere. I malati guarivano, i tristi trovavano il sorriso, e la terra stessa sembrava più verde e rigogliosa. Claudia non trattenne mai il dono per sé: chiunque ne avesse bisogno poteva prenderne un po’, e più veniva condiviso, più il Quercetto cresceva.

Si dice che, ancora oggi, chi attraversa il bosco di Micandria nelle notti di luna piena possa vedere Madre Quercia illuminarsi, mentre lo Spirito del Bosco veglia su quei cuori gentili che conoscono il potere della generosità. E il Quercetto, da allora, non è più solo un fungo, ma una promessa: un dono che insegna come anche le cose più piccole possano rendere il mondo più grande e più luminoso.

Stephen Rye